5 errori da non fare nel posizionamento
April Dunford ha scritto un libro di cui si sentiva la mancanza, ha parlato di posizionamento, in particolare di come posizionare aziende già esistenti e con un po’ di clienti, con un processo poco fumoso e molto concreto.
Secondo Dunford, il posizionamento è il contesto in cui metti il tuo prodotto. I clienti quando incontrano un nuovo prodotto usano tutti gli indizi disponibili (testi, brand, prezzo, funzionalità, look) per capire che cos’è, per chi è e se gli potrebbe interessare. Per questo se prendete il primo violinista della Scala, lo vestite di stracci e lo portate a suonare in metropolitana non avrà la stessa accoglienza di quando di esibisce sul palco.
Il posizionamento non è qualcosa che puoi decidere se avere o meno, puoi solo scegliere se ti accontenti di quello che hai generato per caso o se invece decidi di prenderne il controllo e definirlo deliberatamente. Per questo è importante occuparsene.
Ci sono alcuni errori ricorrenti che mi è capitato di vedere nel posizionamento di startup, ecco i più comuni:
Cercare di andare bene a tutti
Meglio essere il prodotto ideale per alcuni che essere un prodotto mediocre per tutti. La paura di fare una scelta sbagliata è comprensibile, ma meglio provare con un segmento di pubblico più definito e poi cambiare direzione se non riusciamo ad intercettarlo, piuttosto che fare un prodotto che non ha identità.Puntare ad essere unici al posto che rilevanti
In mercati affollati c’è la grossa spinta a trovare qualcosa di unico per poterlo spingere a livello di marketing, che è anche corretto, però è cruciale andare a trovare un dettaglio che porti un vantaggio concreto per la tua clientela. Se hai una cartoleria e vendi solo oggetti azzurri, sarà sicuramente unica ma non per questo è più interessante delle altre.Puntare ad essere “facili da usare”
Questo in realtà non è necessariamente un cattivo posizionamento, diversi prodotti hanno avuto successo proponendo una UX molto migliore dei concorrenti. Però se questo vuole essere il tuo punto di forza devi ribaltare tutto, mettere i tuoi designer a capo delle decisioni più importanti ed accettare che dovrai fare grandi compromessi per raggiungere questo risultato. Dropbox è stato il software per condividere file più pratico e diffuso, ma era anche il più rigido.Pensare la flessibilità come punto di forza
Anche qua si può avere successo creando dei software flessibili, ma è il posizionamento più difficile in assoluto. Perchè man mano che aggiungi flessibilità il rischio di fare un prodotto poco usabile e poco affidabile è sempre più alto.
Tra l’altro è raro che ai clienti interessi un software flessibile, loro vogliono un software per le loro esigenze, la flessibilità è un ripiego nel caso non trovino qualcosa adatto a loro e siano costretti ad adattare quello che hanno.Non usare i propri clienti migliori come esempio
Spesso nel posizionamento ci si dimentica di guardare ai propri clienti attuali, a quelli che ci pagano volentieri e ci raccomandano agli altri. Capire a fondo che problema gli risolviamo, perchè sono così soddisfatti e come trovarne altri come loro può dare delle fondamenta concrete al nostro posizionamento.
(Questo è al centro del metodo che insegna il libro di Dunford 🙂).
E con questo ho finito, mi spiace non essere riuscito a scrivere molto ad ottobre ma sono stato preso a preparare il workshop “Da programmatore dipendente a Freelance” che ci sarà tra poche settimane a Milano (se stai valutando questa strada, ci sono ancora gli ultimi biglietti disponibili!).
A presto!
Se sei nuovo qui, piacere di conoscerti! Sono Pietro Campagnano e come consulente strategico mi occupo di aiutare startup e piccole aziende a creare prodotti digitali.
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Se pensi che io ti possa essere utile prenota pure una call da qui, così facciamo due chiacchere 🙂.