Ci sono tante realtà che stanno trovando soluzioni semplici e inusuali per far funzionare al meglio i propri prodotti ed i propri team. Mi piacerebbe dar voce anche a loro quest’anno. Oggi iniziamo con Belka, una design company specializzata sui prodotti digitali, che ha già una bella raccolta di successi nel mondo startup italiano alle sue spalle.
Giulio, il CEO, mi ha raccontato di quando, qualche anno fa, avevano preso un progetto per un’azienda che produce domotica. Il designer che lo stava portando avanti aveva qualche difficoltà a far partecipare gli stakeholder del progetto, ma non sembrava un problema critico. Le difficoltà del progetto iniziarono ad emergere con il cliente che non accettò una consegna. Ma la piena consapevolezza degli ostacoli che stavano minando il successo del progetto si ebbe solo più tardi. Ovvero quando questi ostacoli avevano bloccato completamente il progetto, causando un grosso stress per il designer e insoddisfazione da parte del cliente.
Non è raro nelle agenzie trovare situazioni in cui si parla dei progetti solo quando ci sono problemi. Ma come occuparsi dei problemi dei propri dipendenti lasciandogli la loro autonomia, cercando di non essere assillanti e senza dover avere in testa tutti i dettagli di tutti i progetti (che è impossibile)?
Finchè siamo in una manciata di persone, magari la pausa caffè basta per rimanere sul pezzo con tutti, ma quando si inizia ad essere una decina di persone? O se si è remoti?
In Belka la soluzione l’hanno trovata negli “One On One”, delle riunioni con delle regole precise:
La frequenza è settimanale: fare un incontro ogni mese è peggio che non farne nessuno. Non si costruiscono relazioni con una volta al mese. Tenere la frequenza alta permette ad entrambi i partecipanti di “farsene qualcosa degli errori”, di parlare di avvenimenti caldi e di poter rimediare in tempi utili. Sapere poi di avere un momento a breve per confrontarsi diminuisce le interruzioni e rilassa le persone. Sanno che avranno sempre un momento a breve per essere ascoltate.
La durata è di mezz’ora: una durata che permette di discutere con calma, ma senza rischiare che prenda troppo tempo e venga rimandata.
L’agenda è dettata dal dipendente: questo non è l’ennesimo momento per il manager di chiedere lo stato di avanzamento o porre questioni. È un momento per il dipendente di parlare di quello che per lui è rilevante. Che siano i suoi dubbi, le sue paure, delle proposte o dei piani di crescita personali.
Il manager prende appunti: è un atto significativo per poi agire entrambi concretamente su quello che ci si è detti e osservare l’avanzamento delle situazioni settimana dopo settimana. Non si potrà risolvere tutto quello di cui si discute, ma se le discussioni non portano ad azioni concrete non servirà a nulla.
Le problematiche ricorrenti che escono da questi incontri devono diventare spunti per dei cambiamenti strutturali: altrimenti il fatto di esplicitare le proprie difficoltà e non vedere nessuna azione dall’altra parte diventa un’ulteriore fonte di frustrazione.
Sicuramente vi occuperà un po’ della vostra agenda, ma se lavori nel digitale, c’è qualcosa di più importante per il successo della tua azienda di avere persone che stanno bene, lavorano bene e crescono?
Se volete approfondire questo tema vi consiglio “The effective manager” che ha tratta in maniera molto concreta come fare dei buoni “One on One”. (E se non vi ho ancora convinti sappiate che Belka riesce ad avere un tasso di abbandono di una sola persona all’anno con più di 15 dipendenti 😉).
Alla prossima!
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Sono Pietro Campagnano e come consulente strategico mi occupo di aiutare startup e piccole aziende a creare prodotti digitali.
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